Nella rubrica della Posta di Beppe Savagnini, ogni settimana sul Magazine del Corriere della Sera,c'è chi fa domande sul caso Napoli. Sulla questione dell'emergenza rifiuti che sembra, a chi non conosce la situazione, come un cane che si morte la coda e rimastica sempre i soliti luoghi comuni. La lettera recita:
Caro Beppe, ho la netta sensazione che il resto dell'Italia (per dire che sta parlando si se stesso) non riesca più a comprendere le posizioni prese dai napoletani. Come già fatto notare da molti, in ogni regione, provincia, comune d'Italia il problema dei rifiuti viene affrontato con varia combinazione: 1) raccolta differenziata; 2) discariche; 3) termovalorizzatori.
Invece a Napoli la differenziata si fa molto meno che negli altri posti (io faccio regolarmente la raccolta differenziata, nei giorni stabiliti agli orari richiesti. Tutto, però, finisce nello stesso calderone. E, come ha dimostrato un servizio delle Iene, non funziona così solo in Campania).
Nessuno vuole le discariche se non a 100 km dai centri abitati (le discariche, quelle abusive, in Campania le trovi nei posti più inimmaginabili. Già all'inizio dello scorso secolo una legge aveva decretato che sorgessero a debita distanza dai centri abitati. peccato che, per chi fosse poco pratico della provincia di Napoli, il confine tra un comune dendsamente popolato e l'altro ancor più popoloso è delimitato da un incrocio o un attraversqmento pedonale. Lo spazio per le discariche non c'è).
Per non parlare dei termovalorizzatori... (I termovalorizzatori, meglio noti come inceneritori, emettono una quantità non conosciuta di polveri sottili che creano disturbi alle vie respiratorie e risultano troppo spesso cancerogene. Peccato che, in Italia, le società che gestiscono gli inceneritori sono anche quelle che coordinano la raccolta di informazioni sulle statistiche dei casi di malattie polmonari - come nel caso di Brescia - e tutto continua ad essere come se le crisi respiratorie a una bambina di pochi anni fossero la cosa più normale del mondo).
Mi sembra che qualcosa non torni.
Si può anche dare la colpa alla camorra, si può dire che è colpa della cattiva amministrazione degli ultimi 15 anni (diciamo pure che è colpa dei commissari straordianri che cambiano ogni 6 mesi e tolgono all'amministrazione locale la possibilità di gestire il proprio territorio ma non ne affidano la gestione a un organo veramente statale che voglia rompere il filo perverso della connivenza con le ecomafie).
Ma credetemi, amici napoletani: il resto d'Italia semplicemente non capisce cosa voi vorreste fosse fatto per risolvere il problema dei vostri rifiuti.
Lascio rispondere Severgini:
Dico: i napoletani in rivolta non rappresentano la maggioranza della popolazione. Aggiungo: dev'essere durissima dover accettare un tale sacrificio (una mega discarica di rifiuti non differenziati) per la tranquillità di tutti, a causa dell'ignavia di molti. Della camorra si sa (anzi, non si sa). Ma chi sono gli imprenditori del Centro - Nord che hanno scaricato illegalmente rifiuti tossici in Campania? I barili non sono pensieri: di certo è possibile risalire ai mittenti. Le paghino loro le compensazioni agli abitanti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento