"Chi sporca paga". Te lo insegnano da bambino. E' la regola più elementare per l'assunzione di responsabilità che segna l'ingresso nel mondo degli adulti.
Poi ci sono quelli che adulti lo sono diventati lo stesso, ma hanno continuato a ignorare le regole della più elementare buona educazione andando a sporcare a casa degli altri. Senza neanche pagare il conto. Anzi.
"Il governo approvando l’emendamento - ha osservato Tino Iannuzzi, deputato campano del Pd - ha dimenticato che per anni enormi quantità di rifiuti tossici sono stati depositati in Campania da tutte le regioni, con tante inquietanti illegalità". Associazioni culturali e ambientali hanno provato a presentare il conto dell'ingiustizia, illudendosi di toccare la corda partenopea del Presidente della Repubblica per spingerlo a lottare per fare chiarezza sulla situazione d'emergenza di un popolo umiliato da secoli e non già perchè suo popolo d'origine. Ma il messaggio non è stato recepito.
Chi governa il paese, oggi, è intenzionato sì a fare giustizia. Ma in modo creativo. Secondo Iannuzzi "la scelta della maggioranza di Governo di approvare l’emendamento anti Campania è grave e ingiustificata e rappresenta una chiara volontà di penalizzare la Campania e tutto il mezzogiorno. L’emendamento anti Campania, invece, indebolisce e contraddice l’impegno dello Stato con un meccanismo di restituzione del finanziamento mai visto nella nostra legislazione che distrugge ogni modello di federalismo solidale che, al contrario, presuppone solidarietà attiva e leale tra le regioni e responsabilità piena delle comunità".
Soprattutto perchè i veri beneficiari del fiume di denaro che ha investito la Campania in questi anni di emergenza non sono certo da ricercare tra Napoli e Caserta. Dietro il clan dei Casalesi che ha innescato il racket dei rifiuti nocivi c'è sempre stato chi quei rifiuti nocivi li ha prodotti ed ha cercato un modo economico e illegale per smaltirli. Sotto la monnezza che oggi affolla le strade di troppi comuni della Campania ci sono le aziende a cui è stata affidata la gestione dei rifiuti e delle discariche: tutte società del nord, che hanno beneficiato del denaro che non si curavano di guadagnarsi onestamente.
Chi ha sbagliato deve pagare. Lo ha deciso il Governo e la Campania non ha intenzione di tirarsi indietro. Chi ha pagato le tasse continuerà a farlo. Ma il discorso non può continuare ad essere a senso unico.
La monnezza ha una sua carta d'identità. E dal tipo di rifiuto è possibile risalire all'azienda che l'ha smaltito illecitamente. Dovrebbero essere previsti anche i finanziamenti statali per la bonifica dei siti campani occupati dai rifiuti tossici provenienti dal nord del paese.
Poi ci sono quelli che adulti lo sono diventati lo stesso, ma hanno continuato a ignorare le regole della più elementare buona educazione andando a sporcare a casa degli altri. Senza neanche pagare il conto. Anzi.
"Il governo approvando l’emendamento - ha osservato Tino Iannuzzi, deputato campano del Pd - ha dimenticato che per anni enormi quantità di rifiuti tossici sono stati depositati in Campania da tutte le regioni, con tante inquietanti illegalità". Associazioni culturali e ambientali hanno provato a presentare il conto dell'ingiustizia, illudendosi di toccare la corda partenopea del Presidente della Repubblica per spingerlo a lottare per fare chiarezza sulla situazione d'emergenza di un popolo umiliato da secoli e non già perchè suo popolo d'origine. Ma il messaggio non è stato recepito.
Chi governa il paese, oggi, è intenzionato sì a fare giustizia. Ma in modo creativo. Secondo Iannuzzi "la scelta della maggioranza di Governo di approvare l’emendamento anti Campania è grave e ingiustificata e rappresenta una chiara volontà di penalizzare la Campania e tutto il mezzogiorno. L’emendamento anti Campania, invece, indebolisce e contraddice l’impegno dello Stato con un meccanismo di restituzione del finanziamento mai visto nella nostra legislazione che distrugge ogni modello di federalismo solidale che, al contrario, presuppone solidarietà attiva e leale tra le regioni e responsabilità piena delle comunità".
Soprattutto perchè i veri beneficiari del fiume di denaro che ha investito la Campania in questi anni di emergenza non sono certo da ricercare tra Napoli e Caserta. Dietro il clan dei Casalesi che ha innescato il racket dei rifiuti nocivi c'è sempre stato chi quei rifiuti nocivi li ha prodotti ed ha cercato un modo economico e illegale per smaltirli. Sotto la monnezza che oggi affolla le strade di troppi comuni della Campania ci sono le aziende a cui è stata affidata la gestione dei rifiuti e delle discariche: tutte società del nord, che hanno beneficiato del denaro che non si curavano di guadagnarsi onestamente.
Chi ha sbagliato deve pagare. Lo ha deciso il Governo e la Campania non ha intenzione di tirarsi indietro. Chi ha pagato le tasse continuerà a farlo. Ma il discorso non può continuare ad essere a senso unico.
La monnezza ha una sua carta d'identità. E dal tipo di rifiuto è possibile risalire all'azienda che l'ha smaltito illecitamente. Dovrebbero essere previsti anche i finanziamenti statali per la bonifica dei siti campani occupati dai rifiuti tossici provenienti dal nord del paese.
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