martedì 28 settembre 2010

Il grand bluff e il silenzio complice


Mi viene da ridere quando leggo le notizie di questi giorni. Ridere per non piangere. Perchè non serve a niente ribadire che l'avevo detto, che avevo provato a farlo notare, che in Campania lo sapevano tutti se poi non c'era nessuno disposto ad ascoltare ed a credere.
Adesso l'emergenza è esplosa, e colleghi con nomi èpiù altisonanti del mio fanno la voce grossa pern dire che "la monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia". Ed io rido, sì, perchè il mestiere di un giornalista è di raccontarle certe cose, certe bestemmie, certe rivelazioni che bruciano e fanno male ma contribuiscono a curare una società marcia che alimenta un ancor più marcio sistema.
Poi c'è Lepore, il procuratore, che rivela un altro arcano. ""L'alibi della camorra serve a giustificare tante cose". Chi è un pò dentro questa situazione sa le cose a cui si riferisce Lepore, dai commissariamenti alle consulenze pagate profumatamente, dai treni della speranza che portavano la munnezza napoletana in Germania alle discariche trasformate in aree di itenresse strategico nazionale, presidiate dall'esercito e vietate a tutti nonostante fossero sprovviste dei requisiti minimi per non inquinare e profanare l'amena terra della Campania Felix.
Campania Infelix, ahimè, finquando nessuno impedirà che episodi del genere continuino a consumarsi nell'indifferenza italica.
Anche i sindaci hanno sotterrato le armi, e si accontentano di un tavolo di concertazione con la provincia. Faranno uno scambio politico di favori e concessioni, e il meraviglioso parco del Vesuvio sarà dotato di una nuova discarica.

domenica 26 settembre 2010

La storia infinita dell'emergenza


Ecco di nuovo qua a parlare di monnezza. L'avevo anticipato due settimane fa a qualche giornale nazionale che il morbo virulento dell'emergenza avrebbe nuovamente invaso le strade di Napoli, ma non mi hanno voluto ascoltare. Le pagine di un quotidiano sono preziose, e bisogna dedicarle alle beghe politiche, agli scambi di favori, mica a smascherare la colpa e dare un contributo alla risoluzione dei problemi?!?
Così, nella totale indifferenza, si legge sul sito della presidenza del consiglio "Questo sito è aggiornato al 31 dicembre 2009, data di conclusione del mandato del Sottosegretario di Stato per l'Emergenza Rifiuti in Campania e della fine dell'emergenza".
A 9 mesi dal licenziamento del "tappabuchi"Bertolaso le strade di Napoli sono nuovamente invase dai rifiuti. Per molteplici ragioni, a cominciare da quella che nessuno vuole raccontare: il termovalorizzatore di Acerra, che 18 mesi Berlusconi ha inaugurato in pompa magna schiacciando l'interruttore con la sua mano magica per mettere la parola fine al problema monnezza, è nato vecchi e sta morendo. Due delle tre linee sono fuori uso, l'unica attiva funziona a singhiozzi e metà carico, cosicchè l'ottava meraviglia del mondo che "funziona come un orologio svizzero, non inquina e produce reddito" è diventata l'ennesimo rifiuto da rottamare. Perchè?
1. E' nato vecchio, perchè costruito con una tecnologia obsoleta
2. Era prevista la combustione di tutt'altra qualità di rifiuti
3. Non viene effettuata la manutenzione necessaria
4. La protezione delle linee comunque non è adeguata al carico di utilizzo
Il referto sono 6 mesi di manutenzione straordinaria per tappare i buchi e 10 milioni di euro di danni.
Per questo miracolo che non funziona l'Impregilo chiede 350mila euro che dovranno essere pagati dalla Regione Campania (di Caldoro, che pagherà senza battere ciglio); l'A2A che gestisce la produzione energetica chiederà i danni allo Stato (di Berlusconi, che pagherà senza battere ciglio) per la minore produzione di energia rispetto al pronostico, e quindi intascherà ancora per anni il contributo del Cip6 che noi italiani versiamo forzosamente per le energie rinnovabili e non per un inceneritore di rifiuti non differenziati e inquinanti.
NDR: Ad Acerra le polveri sottili hanno sforato il limite consentito per 250 giorni su 500. Nessuno pensi, però, che è colpa dell'inceneritore!

lunedì 26 luglio 2010


Ci risiamo. Sempre la solita solfa. "La Fiat è nata a Torino, ha addirittura il nome della città nella sua sigla. Non è questione di Nord o Sud è una questione di storia". Parola di Roberto Cota, il leghista neoeletto presidente della Regione Piemonte fino a quando il Tar non deciderà che è più onesto rifare le elezioni ( giacchè ha vinto con uno scarto di 9mila voti e ben tre liste truccate che gliene hanno procurati 30mila).
Quindi, secondo lui, va benissimo se a Termini Imerese non si è battuto un ciglio quando la Fiat ha deciso di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese e nemmeno siede più ai tavoli della trattativa per cercare una soluzione alternativa alla chiusura di attività dello stabilimento siciliano;
Niente da eccepire quando l'azienda torinese (falsa e neanche troppo cortese) ha ricattato gli operai di Pomigliano con la minaccia di un licenziamento di massa se non avessero accettato l'offerta di un nuovo accordo che azzera le conquiste sindacali degli ultimi cinquant'anni ma, al referendum sottoposto ai lavoratori, non ha avuto lo stesso consenso plebiscitario del 1861 "e allora non vale" ha controbattuto l'uomo col maglione. "Adesso facciamo una bella newco (stile Alitalia, e sappiamo tutti come è andata a finire) che non si iscrive a confindustria e non rispetta il contratto nazionale dei metalmeccanici, così i lavoratori meridionali ce li gestiamo come più ci pare e li mandiamo a casa quando non ci servono più"
Però c'è un limite a tutto.
Quando ci toccano Mirafiori non possiamo rimanere a guardare. Allora il Governo, gli Enti Locali e la stessa Confindustria (tutti imprenditori del nord) hanno protestasto alla volontà dell'uomo col maglione di produre in Serbia la nuova monovolume che era stata promessa allo stabilimento torinese. Promettendo, come al solito parola di Bossi padre), lauti finanziamenti, aiuti statali e incentivi alla produzione per non permettere che nel Nord Italia un solo centesimo vada perduto.
E' la storia a insegnarci che è sempre andata così.

martedì 13 luglio 2010

La criminalità calabrese colonizza il nord?


Poveri compaesani del nord. Stavolta li abbiamo colonizzti noi: rozzi, incivili, disonesti uomini del sud che hanno osato infiltrarsi tra le fila degli integerrimi uomini d'affari e politici ligi al loro dovere civile per insinuare la corruzione e il degrado laddove c'era soltanto senso di appartenenza e sacrificio per il bene comune.
Oggi, sulla home page del sito, La Stampa (leggi) titola a caratteri cubitali "'Ndrangheta e la colonizzazione della Lombardia". Vengono quasi le lacrime agli occhi a pensare ad una tale nefandezza.
Struttura unitaria con diramazioni in tutta Italia con una presenza capillare che, secondo gli inquirenti, ha il sapore di una vera e propria colonizzazione anche politica, avrebbe ottenuto l'accesso ad appalti e subappalti gestiti dalle amministrazioni locali. Certo dietro lauti compensi e favori di scambio.
Passa in secondo piano, ma è pur evidenziato dal collega Guido Ruotolo, il tentativo dell'organizzazione lombarda di distaccarsi dalla cellula madre, dal quartier generale origine del tutto che ha sede in Calabria, per gestire gli affari in proprio e non dover - forse - versare la quota di appartenenza all'organizzazione stessa.
Un senso degli affari, questo, tipicamente lombardo!

lunedì 12 luglio 2010

Il male oscuro della sovrintendenza archeologica

Gli scavi archeologici, i beni culturali patrimonio dell'umanità, le stesse risorse elargite con sempre maggior parsimonia dal ministero dei Beni Culturali sono un magna magna generale, oggetto di concupiscenza di ricchi e intellettuali, per il prestigio che ne deriva, non certo per il patrimonio culturale che rappresentano. Così Pompei, commissariata da quasi due anni "per la trascuratezza a cui era abbandonato il sito archelogico" sotto la precedente soprintendenza di Pompei e Ercolano, torna ad essere luogo di degrado, abbandono, indifferenza e case chiuse (perchè non visitabili). Sembra ancora di sentire nelle orecchie il rimbomobo delle risa di Bondi che, affascinato dalla installazione multimediale della Casa di Polibio, prometteva di trasformare Pompei in una meravigliosa Fondazione (di privati, di banche del nord, di nuovi "amici del potere") per privatizzare l'ultimo bene di inestimabile valore che è rimasto alle genti del sud dopo i ripetuti furti di cui è stato oggetto dopo il 1860.
Quei giorni sembrano lontani anni luce (anche se è stato soltanto lo scorso aprile). In quei tempi, alla presenza del neoeletto presidente Caldoro, il ministo comunicò il pesionamento della sovrintendente ai beni archeologici di Pompei ed Ercolano, facendo confluire la gestione degli uffici sotto la direzione ad interim di Giuseppe Proietti, già ex segretario generale del ministero dei Beni culturali ormai in pensione, soprintendente di Napoli e di Roma ed Ostia. Le redini sono salde nelle mani dell'homo bertolasi Marcello Fiori, riconfermato ad aprile per i prossimi 18 mesi.
La Soprintendenza dei Beni archeologici di Salerno, che include anche Caserta, Avellino e Benevento, non se la passa meglio. Lì è stata recentemente nominata direttrice Maria Luisa Nava, milanese, già coordinatrice della soprintendenza napoletana dal 2005, e preferica al pluririconosciuto Mario Pagano (già assegnatario dell'incarico poi trasferito nella soprintendenza di Caserta che nel frattempo è stata cancellata). A suo merito c'è da sottolineare, però, il record di annullamenti che, per la loro stessa numerosità, contribuiscono a tenerla attaccata alla sedia: fonte Repubblica (leggi) la sua nomina è stata infatti bocciata dal Tar e dal Consiglio di Stato, oltre che da un decreto del Presidente della Repubblica. E purtutta via continua a presiedere la ricercatissima carica e malgestire i pochi soldi della soprintendenza lasciando tutti esattamente così com'è, a cominciare da un sito internet che non informa su niente.
Chi ha avut ha avut, e chi ha dat ha dat

venerdì 2 luglio 2010

La vuvuzella e la voce della città


Stamane sull'edizione napoletana di Repubblica Salvatore Casaburi, scrittore napoletano e "amico" della Fondazione Premio Napoli, ha sollevato una riflessione che credo vada approfondita. Citando Tolstoj e Anna Karenina ha ricordato che "tutte le città serene si somigliano per il silenzio; ogni città infelice è invece rumorosa a modo suo".
Mi è venuto da pensare, su suo suggerimento, al rumore continuo, assordante, per qualcuno anche fastidioso, prodotto dalle vuvuzellas utilizzate dagli spettatori di questi mondiali ormai finiti per la nazionale italiana.
Casaburi ha ricordato le trombe di donna Antonietta, prodotte con materiali di recupero e rivendute in occasione della chiassosa festa di Piedigrotta. Quando la festa di Piedigrotta era una festa seria, apotropaica, enon la farsa folklorica e commerciale di oggi. Io ho ricordato le tammorre che, nel mio paese natale, accompagnano ancora oggi i balli in onore della Madonna delle galline. Un bel frastuono, nell'uno e nell'altro caso. Poi ho ricordato il silenzio di oggi, in unna città che non èla mia patria: la raggelante quiete di luoghi silenziosi, tranquilli, dove anche i bambini hanno timore di lamentarsi per paura di disturbare. La chiamano qualità della vita, riduzione dell'inquinamento acustico, serenità dell'anima di un popolo soddisfatto, lavoratore, preciso e attento.

Ai sudafricani, però, non interessa. Loro continuano a suonare la vuvuzela e ne hano installato una megalitica a Città del Capo mentre gli italiani tornano a casa con la coda tra le gambe, a capo basso, vittime della tracotanza di ex campioni del mondo che non hanno neanche saputo superare la fase dei gironi. Anche ai Paganesi importa poco: loro continuano a festeggiare chiassosamente la Madonna amica degli ovini. E a Napoli, tra le strade e i vicoli, fino al lungomare che ospita la festa di Piedigrotta, c'è ancora tanta gente che turba acusticamente la tranquillità falsa che non appartiene al sud.

martedì 11 maggio 2010

Non toccateci Saviano


"E' la realtà, bellezza!", viene da rispondere a Emilio Fede, il direttore del Tg4 che critica in diretta Roberto Saviano dicendosi stanco di lui, delle sue denunce inverosimili, del suo atteggiamento di perseguitato. Peccato che Fede non capirebbe la replica alle sue lamentele. Lui ha una visione distorta della realtà, che discerne il giusto e lo sbagliato, il rispetto della legge e la disonestà con parametri personali, suggeriti dall'alto.

Autonomia di pensiero, direttore!

L'Italia ha bisogno di indignarsi davanti alla corruzione e alla criminalità dilagante. Gli italiani hanno bisogno di sentirsi ripetere che il nostro paese così com'è non funziona. I politici devono sapere che sta finendo l'italietta del "mangia tu che mangio anch'io" e chi si è visto si è visto. La criminalità prenda coscienza che non è più il tempo dei compromessi.


Sta per cominciare una nuova era, di cui è stato fautore anche Saviano. Non solo lui, ma anche. Accanto e più del giovane scrittore campano autore di Gomorra, illustri storici, magistrati e giornalisti hanno scritto saggi e inchieste sul fenomeno criminale. Ma loro non sono stati in grado di toccare la molla giusta dell'interesse comune. Saviano si, e bisogna rendere merito a lui e alla letteratura, al cinema, anche alla pubblicità che ci ha aperto gli occhi su Gomorra. Sull'intero sistema Italia di cui casal di Principe è lo specchio.

Direttore, prima di Saviano lei immaginava quanto fosse permeato nel tessuto sociale l'universo criminale campano, pugliese, siciliano? Si? E da giornalista oltre che direttore di un Tg nazionale, perchè non ne ha mai parlato? E perchè non racconta, oggi, delle "meravigliose sorti e progressive" che questo governo sta mettendo in pratica per ripristinare la superiorità dello stato sull'anarchia?

Direttore, giornalisti, politici: NON TOCCATECI SAVIANO, e non contaminate il suo status di intellettuale indipendente al servizio dell'etica e dell'onestà. L'Italia ha bisogno di persone come lui.

martedì 4 maggio 2010

Oltre 26mila i meridionali segregati nei lager Piemontesi

Onore ai caduti di tutte le guerre. Memoria e rispetto per chi si è speso a tutela e salvaguardia della patria, della terra d’origine,della famiglia e dei valori di un popolo. Degna sepoltura per le migliaia di morti senza neanche un nome, segregati nella Fortezza di Fenestrelle tra il 1860 e il 1870 perché soldati ed ufficiali dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria per inchinarsi al conquistatore, o civili duosiciliani catturati con l’accusa di brigantaggio perché combatterono a difesa della propria terra.
Una delegazione del Comitato delle Due Sicilie, assieme al Comitato Lucio Barone e al Movincento di Insorgenza civile, si recherà venerdì 7 maggio alle ore 16 a Fenestrelle dove è stata organizzata una cerimonia di commemorazione per gli oltre 26mila caduti che “senza pagliericci, senza coperte, senza luce, in posti dove la temperatura era quasi sempre sotto lo zero, vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregati” della fortezza piemontese trasformata in lager.
Dal 2008 una targa in memoria di quei caduti svetta su quel luogo di pena a memoria e monito per le future generazioni, ed ogni anno la nostra presenza a Fenestrelle si rinnova per piangere e rendere onore alle vittime dell’Unità d’Italia – informa Fiore Marro, presidente del Comitato nazionale delle Due Sicilie – Perché gli italiani non dimentichino quale è stato il prezzo dell’Unità nazionale in termini di vite umane, e si prenda coscienza della dignità umana e del rispetto a cui hanno diritto soldati, ufficiali, uomini che hanno combattuto per una causa giusta: la difesa della propria patria contro una guerra non dichiarata e contro le promesse non mantenute che hanno portato, oggi, al declino del meridione”.
“La nostra presenza a Fenestrelle è un urlo al mondo per denunciare gli aberranti crimini di guerra commessi contro una popolazione sottomessa che aveva trovato nel brigantaggio la sua forma di resistenza contro la prevaricazione di uno straniero conquistatore – prosegue Duccio Mallamaci, referente torinese del comitato duosiciliano – La nostra presenza a Finestrelle ogni anno vuole scuotere la coscienza degli italiani, perché sia finalmente presa consapevolezza di questi crimini e si riconosca pubblicamente l’errore dei padri prima di plaudire ai loro meriti, perché sia intrapreso in maniera equa e giusta il nuovo percorso di avvicinamento ai festeggiamenti di un’Unità nazionale guadagnata a costo del sangue dei meridionali”.

martedì 20 aprile 2010

Due pesi e due misure - gli Ultrà di Roma e Lazio non sono santi

Non si può condannare un'intera tifoseria e la città di Roma per "pochi" dissidenti... Parola di Gianni Alemanno, sindaco della capitale mentre giustifica i criminali che, domenica, hanno vandalizzato mezza città, incendiato un'auto, accoltellato e distrutto lasciandosi dietro solo terra bruciata. Quasi venti arresti, decine di feriti e contusi, un uomo accoltellato alla carotide ha rischiato la vita, madre e figlia erano terrotizzate mentre il rogo dell'automobile le avvolgeva.

Questi me li chiamate "pochi" facinorosi? Dal video del corriere.it sembrano di più, ma forse è un'illusione ottica. O forse sono prevenuta io, perchè i "pochi" pseudo napoletani di Udine, erano figli di un Dio minore? Il commando organizzato che nulle aveva a che fare con i tifosi lì si è trasformato in un boomerang che ha condannato al divieto assoluto di trasferta tutti i meridionali...

Io questa la definisco politica dei due pesi e delle due misure, perché i giornali hanno parlato per un'intera settimana dello scontro a Udine tra 7 tifosi (4 erano friulani), tutti hanno recriminato contro il meridione fucina di criminali e dissidenti e stava quasi per chiudere il San Paolo.

venerdì 16 aprile 2010

Pompei si trasforma in fondazione


"Pompei è un patrimonio dell'umanità che il mondo ci invidia e le banche faranno a gara per finanziare il progetto", rivela il ministro alla Cultura, Sandro Bondi, intervenuto ieri alla cerimonia di inaugurazione della settimana della cultura. Dopo l'acqua, la gestione dei rifiuti, la sua idea è di "privatizzare" un altro patrimonio dell'umanità: gli scavi archeologici di Pompei. Trasformare gli scavi di Pompei in una Fondazione gestita da privati, alla stregua del Museo Egizio di Torino (unico esempio di tal genere in Italia, con presidente Alain Elkann...il nome vi dice niente?), la cui gestione fa acqua da tutte le parti.
Appoggiato dal neoeletto presidente Caldoro, per appoggiare la sia tesi Bondi ha anche dipanato i meriti dei meravigliosi 18 mesi che Pompei ha trascorso sotto l'egida di un commissario straordinario, tale Marcello Fiori (anch'egli creatura di Bertolaso):
1. Sono aumentare le visite del 15%
2. sono aumentati gli incassi del 20%
3. i cani randagi che vagolavano sulle tombe dei pompeiani adesso hanno il collare con un nome romano
4. Ha speso 40 dei 79 milioni finanziati dallo Stato, ed ha portato alla luce 2 sole case: Casa di Polibio e quella dei Casti Amanti
5. La segnaletica, ahimè, continua ad essere ingestita, perché Pompei è decisamente troppo grande per essere un museo!
6. La soprintendente archeologa di Napoli e Pompei Maria Rosaria Salvatore è andata in pensione ed il posto rimane vacante. Ma non c'è fretta di sostituirla. Si istituirà un nuovo commissario ad interim, in attesa di vendere tutto al miglior offerente. Con buona pace degli italiani che pagheranno due volte il prezzo di Pompei, la prima quando decidono volontariamente di visitare gli scavi; la seconda volenti o nolenti, per il tramite delle tasse pagate per coprire i contributi pubblici che erogheranno il comune, la provincia, la regione e lo stato.

mercoledì 14 aprile 2010

Riforme e vecchi merletti

Hanno vinto le elezioni ed adesso partono alla carica. "Abbiamo già abbastanza poltrone - ha commentato Bossi alla vigilia dell'incontro di stasera con Berlusconi - Ma se la gente ci chiede di prendere le banche, le banche saranno nostre". E' il motto della lega forte del successo elettorale, del consenso popolare, degli elettori trasformati in pecore che seguono il capo branco senza domandarsi la ragione di quelle azioni, di quelle parole, e le conseguenze che ricadranno sulla società civile dopo scelte così "originali".
A cominciare dalla riforma dell'ordinamento statale in senso "semi - presidenziale", senza però modificare la legge elettorale. Significa dittatura allo stato puro, perché sarebbe il futuro presidente della repubblica (capo dello stato e del governo) a scegliere il governo (con le liste chiuse in stile porcellum) e anche i parlamentari.
A chi si è bevuto la storia che il federalismo fiscale porterà più soldi nelle tasche dei lavoratori del nord, domando: ma avete fatto un pò di conti? potete illuminare anche la mia ignoranza?
A chi invece teme che l'anno 2013 potrebbe essere l'inizio della tragedia italiana (si può andare anche più in basso?) rispondo con una certezza parascientifica: il calendario Maya ha fissato la fine del mondo per dicembre 2012... Forse non tutto è perduto

venerdì 9 aprile 2010

Caccia agli insegnanti meridionali


Torniamo a farci sentire, noi che siamo figli fedeli e affezionati di un sud bisfrattato, infangato, rinnegato dalla sua stessa gente. Perché mi vergogno troppo spesso di dover guardare questa televisione, leggere questi giornali, essere governata ed amministrata da persone che fanno della discriminazione la loro parola d'ordine.
L'ultima, ma non certo la più leggera ignominia di cui siamo stati oggetto è la meridionalità. La "rivoluzione" leghista vuole stabilire "graduatorie regionali" per i docenti, alle quali accedere con il semplice certificato di residenza. Il peggio, però, sono state le parole di una insegnante meridionale che vive e lavora a Milano: "Era ora! Così questi ignoranti terroni la smettono di rubarci il lavoro".
Il peggiore qualunquismo è ascoltare sedicenti dotti del nord, magari provvisti di una semplice qualifica professionale, pretendere di essere molto più colti di un terrone laureato: se a Napoli o a Palermo sono così tanti gli iscritti all'università ed i "dottori" è perchè a sud i voti li regalano. Mica come a Torino, dove è così difficile superare gli esami che ti concedono una borsa di studio anche con 24/30...
Le nuove regioni "verdi", quelle passate alla Lega sotto Zaia (Veneto) e Cota (Piemonte), se la sono legata al dito la storia della cultura, della tradizione, dell'autenticità "padana". In un mondo sempre più interculturale, fanno diventare patrimonio dell'Unesco dialetti locali sprovvisti fin'anche di una letteratura ufficiale e tutelano con la loro ignoranza e chiusura mentale la paura di una parte dell'Italia che per anni si è nutrita ai danni dell'altra ed ora che tutto volge inarrestabilmente al tragico epilogo cerca di liberarsene come di qualcosa che non serve più. Perseguono l'obiettivo di demonizzare e umiliare la meridionalità con indifferenza e disprezzo, attraverso un partito legalmente insediato nel parlamento nazionale che non rifugge dal farneticare accuse di violenza, razzismo ed anticostituzionalità; ed attraverso i figli rinnegati del sud, che hanno venduto l'anima e perso la memoria, perchè convinti di cancellare il disprezzo altrui con l'autoumiliazione.
Sono davvero convinti, loro, che sia la scelta giusta?

sabato 6 marzo 2010

Sarà passato un tifoso napoletano?

Quindici minuti di ritardo e tutti i bagni fuori servizio perché privi dell'acqua del water. "Abbiamo già segnalato il problema" è stata la replica dell'assistente di viaggio che, dopo quasi 5 ore di viaggio, è passata a controllare i biglietti agli oltre 700 viaggiatori del treno frecciatossa 9622 partito venerdì alle 15 da Roma Termini con scalo imprevisto alla stazione di Firenze, tappa a Milano e destinazione finale Torino Porta Nuova dove è arrivato dopo le 19.45.
Quasi cinque ore senza acqua corrente, e senza personale di viaggio a cui esporre reclamo. "E pensare che viaggiare con trenitalia da Roma a Torino costa 98 euro per un'unica tratta, e come passeggeri non abbiamo alternativa di scelta", protesta una passeggera. Sarà passato da quelle parti un tifoso napoletano a mettere fuori servizio il nuovo fiore all'occhiello di Trenitalia, società ferroviaria che detiene il monopolio assoluto dei trasporti su rotaia nella penisola. Per la cronaca: Trenitalia ha soppresso tutti gli intercity diurni che non siano regionali o locali sostituendo con frecciarossa costosissimi i percorsi a lunga tratta.

I COSTI
Facciamo due conti: ogni treno ha 10 carrozze, 75 posti per ogni carrozza, minimo 90 euro il prezzo di ogni biglietto si trasformano in 65mila euro a viaggio quando il treno, come ieri, è al completo. Approssimato per difetto, trenitalia incassa 40mila euro a tratta.
Prenotando il giorno precedente alla partenza, un volo Roma - Torino costa dai 67 ai 77 euro, tasse incluse. I posti in aereo sono circa 200, quindi la compagnia aerea incassa 15mila euro per viaggio. Impiega soltanto 70 minuti e deve pagare profumatamente 2 piloti e 3 hostess, oltre al personale di terra che carica e scarica i bagagli, effettua il check in, etc. E, per ragioni di sicurezza, dopo ogni viaggio ha bisogno di tecnici specializzati che controllino l'efficienza dell'aereo.
Mi si vuol far credere che far volare un aereo costa meno che far muovere un treno su rotaie costruite e manutenute dallo Stato, avvalendosi di contributi regionali per offrire un servizio di collegamento tra le diverse città italiane?
LA DOMANDA
Ma c'è un buco enorme nel funzionamento del sistema, o c'è qualcuno che si arricchisce a dismisura?
Ma soprattutto: Trenitalia cosa aspetta ad aggiustare i bagni, la prossima trasferta dei napoletani per accollare i danni alla SSCNapoli?

giovedì 18 febbraio 2010

Questione di latitudine...


Differenza di intelligenza in base al sesso e alla latitudine. Se sono un maschio bianco nato ad Udine ho un QI di 110, se una meschina donna siciliana di lontana origine saracena, ahimè, il mio QI potrebbe anche essere inferiore a 80.
A me la storia del QI non ha mai convinto più di tanto (a prescindere dalle discriminazioni razziali e sessuali), ma la notizia ha fatto capolino dalle pagine di "Intelligence" (guarda il sito), la rivista internazionale di psicologia fondata e gestita da docenti universitari che ha l'ambizione di "contribuire alla comprensione dell'intelligenza".
L'autore della nuova scoperta è Richard Lynn, classe 1930, docente emerito di psicologia dell'università di Ulster (Irlanda) e la notizia è rimbalzata come un'epidemia sulle maggiori testate nazionali. Tanto da far scoppiare un vero CASO LYNN, assieme alla domanda amletica: "è più intelligente una napoletana o una barese?"
Qualche critico definisce "provocatorie" le teorie di Lynn, i meno diplomatici lo accusano esplicitamente di razzismo. Ai dettagli della ricerca è possibile accedere solo dopo aver superato un test di intelligenza Lynn Style (a quale latitudine vivi? qual è il tuo sesso?) ma secondo le indiscrezioni trapelate
  • Le differenze nel QI tra nord e sud Italia corrispondono a differenze nel reddito, educazione, mortalità infantile, statura e alfabetizzazione
  • il sud Italia è meno sviluppato del nord perché i meridionali sono meno intelligenti dei settentrionali
  • più si va verso sud più il coefficiente si abbassa
La causa? "Con ogni probabilità da attribuire alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del nord Africa", che tutti ben sanno essere rimasti alle origini della razza umana, nonostante ne siano state anche l'origine.
Non è ben chiara la metodologia di indagine e studio né i parametri di riferimento che negano secoli di storia, scienza e cultura a sud della Panura Padana. Ma mentre la Lega nord avrà sicuramente banchettato e fatto proprie le teorie Lynniane, Gramellini ha "invitato a cena" Pirandello e De Filippo. Un buongiorno da non perdere (leggi)

martedì 2 febbraio 2010

Regionali in Campania? Siamo alle solite

Tutti sapevano che poteva finire così, ma tutti continuano indifferentemente a far finta che non sia successo. A meno di 2 mesi dalle prossime elezioni regionali, il Pd in Campania non ha ancora ufficializzato la candidatura del politico che vorrebbe a capo della regione per i prossimi 5 anni.
Dopo un valzer infinito di polemiche, primarie promesse, rinviate, saltate ed alla fine disertate dai "nominati" si vuol far finta che non sia accaduto niente.
Bassolino, Iervolino e i vertici Pd rischiano la poltrona, sanno che solo un homo novus stimato e trasparente potrà salvare il partito dal crollo di consensi originato dalla campagna mediatica e politica sfavorevole ma, quando sentono nominare quel nome, rabbrividiscono e cambiano discorso.
Invece lui, Vincenzo De Luca, primo cittadino di Salerno nonché il sindaco più amato d'Italia, potrebbe essere davvero l'alternativa valida a una inversione di marcia.
Se non fosse che è salernitano, e nella storia politica in Campania non è ami avvenuto che "un provinciale"ascendesse all'ambito soglio della presidenza della regione.
Vabbé, ci sarà pure una prima volta!
Se non fosse, anche, che a sua volta ha un pò di conti in sospeso con la giustizia: la notizia del rinvio a giudizio per associazione a delinquere (eggi l'articolo) ha fatto tirare indietro l'Idv, che in Campania presenterà un su candidato. Tentenna anche l'Udc, che un giorno strizza l'occhio al Pd e un altro al Pdl (leggi il servizio di videocomunicazioni) con la politica di un piede in due scarpe di De Mita e Casini .
All'indomani delle primarie annullate, potrebbero esserci ancora colpi di scena. Con una nuova nomination "neutrale": l'homo novus potrebbe essere proprio Guido Trombetti, il rettore dell'Università Federico II di Napoli. Un "tecnico" che porterebbe alla rinascita politica perchè, fino ad oggi, con la politica non ha avuto niente a che fare.

lunedì 25 gennaio 2010

Un piede in due scarpe


Onore al merito. Quello di eludere regole e regolamenti per farla franca. l'Italia non è seconda a nessuno stato, ed ogni giorno si escogitano nuove soluzioni per farla franca. C'è chi non paga il canone Rai e chi diventa irreperibile per non farsi raggiungere da una notifica. Succede, ahimè, in Campania. E il mago del colpo di genio è Pasquale Giacobbe, eletto consigliere regionale nelle file della Margherita e primo cittadino di Pozzuoli con il Pdl (leggi l'articolo su Repubblica).
La storia è da chiarire. Perché in tutta questa complicata storia Giacobbe non voleva essere coinvolto, e fino allo scorso maggio di scarpa non ne calzava nemmeno una. Alle regionali del 2005 si era candidato con la Margherita, figurando come primo escluso. Siccome, poi, il vento sotto al Vesuvio ha cominciato a soffiare più forte a favore del Pdl, lui ha cambiato bandiera e la fortuna l'ha premiato due volte. Diventato sindaco di Pozzuoli a giugno, la sopraggiunta condanna di un eletto in regione ha reso vacante anche uno scranno nel maggior consiglio campano. Dove lui si è accomodato senza troppo protestare, nonostante avesse cambiato bandiera nel frattempo, e nonostante l'incompatibilità del doppio incarico.
Sindaco del centro destra al mattino nella mitica cittadina puteolana, consigliere regionale col Pd al pomeriggio. Ordinaria amministrazione!
Qualcosa è cambiato negli ultimi giorni, perché in Regione si sono accorti dell'inghippo ed è partita una lettera di notifica. Che non lo ha mai raggiunto, però. "Irreperibile", hanno detto gli agenti giudiziari sguinzagliati alla ricerca. "Ero malato. Anzi no, in vacanza", dice. E intanto sono scaduti i termini. Giacobbe resterà attaccato alla poltrona fino alla naturale scadenza del termine, in concomitanza con le elezioni regionali del prossimo 28-29 marzo.
Per rendere onore al merito, inciucio si aggiunge ad inciucio. Un legge prescrive che i candidati alle prossime regionali debbano dimettersi dalla carica di sindaco, pena incompatibilità della doppia carica. Ma da quell'orecchio Giacobbe proprio non vuol sentire, ed ha anzi ricevuto una deroga dal suo partito adottivo. il partito di Berlusconi gli concederebbe, nel caso voglia, di candidarsi al consiglio regionale senza doversi dimettersi. Le regole sono fatte per essere derogate, e i furbi, che non sono fessi, vincono sempre.
"Se il partito mi chiedesse di candidarmi...."

mercoledì 20 gennaio 2010

Rosarno come Pianura, 18 mesi dopo...

Succede così, in Italia. Gli immigrati più o meno clandestini sbarcano sul suolo patrio e spesso riescono ad aggirare i controlli delle forze dell'ordine andando a rimpinguare la manodopera più o meno clandestina, malpagata e sfruttata che a sud viene impiegata in agricoltura, a nord nei cantieri edili. Con disprezzo e noncuranza in ogni luogo.
Poi arriva qualche programma televisivo di sedicenti giornalisti. Fanno inchieste su commissione, per far scattare casi sociali e di cronaca. A Rosarno è successo così. In una fabbrica abbandonata nella piana di Gioia Tauro dove da anni vivevano, in condizioni precarie, improvvisate e prive di qualsiasi norma igienica decine, centinaia di braccianti extracomunitari a inizio del nuovo anno sono scoppiati disordini, violenze, episodi di intolleranza e manifestazioni xenofobe.
All'indomani degli scontri del 7 gennaio, Il Corriere della Sera (leggi l'articolo) racconta di "Centinaia di auto distrutte, cassonetti divelti e svuotati sull'asfalto, ringhiere di abitazioni danneggiate. Scene di guerriglia urbana a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, per la rivolta di alcune centinaia di lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura e accampati in condizioni inumane in una vecchia fabbrica in disuso e in un'altra struttura abbandonata".
La stessa storia che si ripete, come un copione già scritto. La stessa storia che si consumò 18 mesi fa a Pianura, un quartiere di Napoli dove oltre 160 immigrati occupavano clandestinamente da 20 anni un gruppo di abitazioni fatiscenti e abbandonate dopo il terremoto del 1980. Lì il fragile filo della tolleranza è stato strappato dalla strage di castel Volturno, dove hanno perso la vita 6 spacciatori ghanesi (leggi l'articolo).
Proprio come nel più tragico dei copioni di un film mai girato, la sera precedente le comari di Pianura e le signore straniere prendevano il caffè davanti alla porta di casa, il giorno dopo gli immigrati gridavano slogan per il riconoscimento dei loro diritti e gli abitanti di pianura creavano un comitato a sostegno del loro quartiere considerato "di serie B". La ragione sta nel mezzo, ma nessuno l'ha ancora vista.

La mozzarella che piace a tutto il mondo


La Campania felix ha appena aggirato lo scandalo diossina e il rischio della tragica riesplosione dell'emergenza rifiuti che ecco, come le incivili orde barbariche che sgretolarono l'impero romano, tuonare le accuse di un ministro leghista contro un'eccellenza che tutto il mondo ci invidia.
La mozzarella di bufala dop sarebbe "annacquata".
"Non contiene il 100% di latte di bufala", denuncia Zaia in piena campagna elettorale sotto lo scroscio di applausi di Pdellini, leghisti e dei produttori caseari del nord che si sono arricchiti al vacillare dei concorrenti casertani e e salernitani dopo l'allarme diossina. Così, senza dire niente a nessuno, il ministro delle politiche agricole candidato alla presidenza della Regione Veneto punta a lasciare la carica con un colpo di teatro e "commissaria" il consorzio campano della mozzarella dop colpevole di non aver effettuato i debiti controlli. Lo racconta, tra gli altri, Repubblica di Napoli (leggi l'articolo).
Ma a chi vogliono darla a bere? Le accuse hanno troppo il sapore di una "bufala elettorale" montata ad hoc per riaccendere polemica e riflettori su un argomento che dà fastidio a troppi: la mozzarella di bufala dal sapore inimitabile che è possibile produrre solo da bufale allevate in un particolare contesto climatico e ambientale. Dal servizio de "Le Iene" andato in onda qualche settimana fa si aspettava solo che la bomba o orologeria esplodesse...
Il botto, però, è stato fiacco.Lle accuse prevedibili e replicabili una ad una.. se solo i media concedessero spazio alle notizie e non solo agli spot elettorali:
  • Non esiste la mozzarella prodotta con il 100% di latte di bufala, che "al naturale" risulta verdognolo e molto salato. La ricetta della vera mozzarella di bufala dopo prevede inevitabilmente una percentuale di latte vaccino, la cui quantità è però stabilita e periodicamente controllata dal consorzio.
  • Il consorzio campano della mozzarella di bufala non è stato commissariato. Lo ha dichiarato il vicepresidente del consorzio stesso in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno (leggi l'articolo), annunciando solo l'arrivo di 4 tecnici da affiancare alle riunioni del Cda del Consorzio.
  • Le irregolarità denunciate dal ministro Zaia riguardano una parte infinitesimale dei controlli effettuati sulla mozzarella (In uno dei quaranta effettuati nel 2009 meno del 3% dei campioni analizzati sarebbe prodotta con una percentuale di latte vaccino superiore a quella autorizzata dal marchio dop. E non è ancora stata effettuata la "controprova")
Come in tutte le tragedie, però, non manca chi è pronto a cavalcare l'onda. Il neoeletto presidente della Provincia di Salerno, Cirielli (Pdl) lancia la sfida del secessionismo e raccoglie a sua volta il plauso degli elettori: perchè non creare ad hoc un consorzio salernitano?