domenica 23 novembre 2008

Napoletano ma gobbo

Sfida al vertice nella massima serie. Inter e Juventus che si fronteggiano al Meazza per decidere chi occuperà il primato nella classifica di serie A per ancora una settimana. Stadio al completo, tifosi accolti senza riserve nè limitazioni nell'emissione dei biglietti e un pubblico in fibrillante attesa. In attesa della artita, l'attenzione dello spettatore attento alle "note di colore" è stata la sconcertante constatazione di un emblematico striscione: "napoletano ma gobbo".
Aforisma emblematico e sconcertante assieme.
Come se la napoletanità di chi ha scritto quello striscione fosse una colpa da espiare attraverso un percorso catartico di ammissione della colpa per la sua remissione.
  • Avvilire la propria identità
  • negare le origini
  • rinunciare al senso di appartenenza
  • rifiutare qualsiasi legame con il passato e i valori che sono alla base dell'individuo
E' un meccanismo inconscio che caratterizza una grossa fetta degli immigrati nel mondo. Una specie di calvario attraverso cui deve necessariamente passare chi abbandona la propria realtà e cerca la strada più "semplice" per farsi accettare nel nuovo mondo in cui ha scelto di fare parte.
NAPOLETANO MA GOBBO. Lo striscione è stato un modo per chiedere scusa al mondo di essere nati a Napoli, o di avere le proprie origini in quel sud fornace di ogni colpa e catastrofe. Dopo le scuse, si mette in risalto l'attenuante, l'escamotage che si è fatto veicolo del riscatto: sono tifoso della Juventus, però.

Quella degli strisioni razzisti è una piaga del calcio, a cui nessuno si preoccupa di dare un freno.
Gli ultrà rappresentano quella figura mitologica per metà uomo e per metà bestia che utilizza la passione sportiva come maschera per camuffare l'odio, il razzismo e la violenza che non ha modo di sfogare nella vita quotidiana. E allora giù con gli striscioni infamanti, i cori aggressivi, gli atti vandalici e le aggressioni dentro e fuori dallo stadio contro chi è colpevole di avere un'identità diversa da quella a cui appartiene il teppista di turno.
La "punizione esemplare" del 31 agosto, in occasione di Roma-Napoli, poteva essere l'occasione per dimostrare la linea dura che si intendeva perseguire a partire da questa nuova stagione sportiva, e invece si è trasformata in una violenza diretta verso una realtà che stava provando a rialzare la testa dopo essere risalita a fatica dal baratro in cui altre società sportive non erano state precipitate pur vertendo nelle stesse o peggiori condizioni.
Certe cose fanno pensare...




martedì 18 novembre 2008

Ritorno a Napoli

Ci sono voluti mesi per ritornare su queste pagine, ma alla fine ce l'ho fatta.
Napoli, giornalisticamente, è un mondo difficile. Come da tutti gli altri punti di vista. Ma è meravigliosa.
-Ho vissuto in prima persona i problemi della gente.
-Ho trovato, a Bagnoli, uno dei mille sversatoi di rifiuti ingombrantie nessuno che sapesse darmi delle risposte su una vergogna che era sotto gli ochi di tutti.
-Ho sfilato spalla a spalla con gli abitanti di Chiaiano e Marano dove voglio no costruire la discarica.
-Ho manifestato assieme ai dipendenti dell'Atitech ficcati nella bad company che pagherà le spese della vecchia Alitalia per permettere alla Cai di viaggiare con un carico più leggero, fatto solo di guadagni per ringraziare gli imprenditori che hanno salvato la faccia al politico di turno.
-Ho guardato negli occhi l'unico sopravvissuto della strage di Castel Volturno, bloccato su di un letto del Cardarelli, assieme agli altri pazienti costretti a convivere con il rischio di una ritorsione della criminalità.
-Ho seguito, a Pianura, la manifestazione degli stranieri che occupavano ausivamente gli edifici terremotati di via dell'Avvenire e le ragioni dei loro vicini di casa, cittadini napoletani che la politica locale vuole strumetalizzare.
-Ho visto e ascoltato mille storie di questa gente. La risposta che posso dare è ancora una volta una domanda. Quella che mi impegno a portare avanti ogni giorno con questo blog.