martedì 11 maggio 2010

Non toccateci Saviano


"E' la realtà, bellezza!", viene da rispondere a Emilio Fede, il direttore del Tg4 che critica in diretta Roberto Saviano dicendosi stanco di lui, delle sue denunce inverosimili, del suo atteggiamento di perseguitato. Peccato che Fede non capirebbe la replica alle sue lamentele. Lui ha una visione distorta della realtà, che discerne il giusto e lo sbagliato, il rispetto della legge e la disonestà con parametri personali, suggeriti dall'alto.

Autonomia di pensiero, direttore!

L'Italia ha bisogno di indignarsi davanti alla corruzione e alla criminalità dilagante. Gli italiani hanno bisogno di sentirsi ripetere che il nostro paese così com'è non funziona. I politici devono sapere che sta finendo l'italietta del "mangia tu che mangio anch'io" e chi si è visto si è visto. La criminalità prenda coscienza che non è più il tempo dei compromessi.


Sta per cominciare una nuova era, di cui è stato fautore anche Saviano. Non solo lui, ma anche. Accanto e più del giovane scrittore campano autore di Gomorra, illustri storici, magistrati e giornalisti hanno scritto saggi e inchieste sul fenomeno criminale. Ma loro non sono stati in grado di toccare la molla giusta dell'interesse comune. Saviano si, e bisogna rendere merito a lui e alla letteratura, al cinema, anche alla pubblicità che ci ha aperto gli occhi su Gomorra. Sull'intero sistema Italia di cui casal di Principe è lo specchio.

Direttore, prima di Saviano lei immaginava quanto fosse permeato nel tessuto sociale l'universo criminale campano, pugliese, siciliano? Si? E da giornalista oltre che direttore di un Tg nazionale, perchè non ne ha mai parlato? E perchè non racconta, oggi, delle "meravigliose sorti e progressive" che questo governo sta mettendo in pratica per ripristinare la superiorità dello stato sull'anarchia?

Direttore, giornalisti, politici: NON TOCCATECI SAVIANO, e non contaminate il suo status di intellettuale indipendente al servizio dell'etica e dell'onestà. L'Italia ha bisogno di persone come lui.

martedì 4 maggio 2010

Oltre 26mila i meridionali segregati nei lager Piemontesi

Onore ai caduti di tutte le guerre. Memoria e rispetto per chi si è speso a tutela e salvaguardia della patria, della terra d’origine,della famiglia e dei valori di un popolo. Degna sepoltura per le migliaia di morti senza neanche un nome, segregati nella Fortezza di Fenestrelle tra il 1860 e il 1870 perché soldati ed ufficiali dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria per inchinarsi al conquistatore, o civili duosiciliani catturati con l’accusa di brigantaggio perché combatterono a difesa della propria terra.
Una delegazione del Comitato delle Due Sicilie, assieme al Comitato Lucio Barone e al Movincento di Insorgenza civile, si recherà venerdì 7 maggio alle ore 16 a Fenestrelle dove è stata organizzata una cerimonia di commemorazione per gli oltre 26mila caduti che “senza pagliericci, senza coperte, senza luce, in posti dove la temperatura era quasi sempre sotto lo zero, vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregati” della fortezza piemontese trasformata in lager.
Dal 2008 una targa in memoria di quei caduti svetta su quel luogo di pena a memoria e monito per le future generazioni, ed ogni anno la nostra presenza a Fenestrelle si rinnova per piangere e rendere onore alle vittime dell’Unità d’Italia – informa Fiore Marro, presidente del Comitato nazionale delle Due Sicilie – Perché gli italiani non dimentichino quale è stato il prezzo dell’Unità nazionale in termini di vite umane, e si prenda coscienza della dignità umana e del rispetto a cui hanno diritto soldati, ufficiali, uomini che hanno combattuto per una causa giusta: la difesa della propria patria contro una guerra non dichiarata e contro le promesse non mantenute che hanno portato, oggi, al declino del meridione”.
“La nostra presenza a Fenestrelle è un urlo al mondo per denunciare gli aberranti crimini di guerra commessi contro una popolazione sottomessa che aveva trovato nel brigantaggio la sua forma di resistenza contro la prevaricazione di uno straniero conquistatore – prosegue Duccio Mallamaci, referente torinese del comitato duosiciliano – La nostra presenza a Finestrelle ogni anno vuole scuotere la coscienza degli italiani, perché sia finalmente presa consapevolezza di questi crimini e si riconosca pubblicamente l’errore dei padri prima di plaudire ai loro meriti, perché sia intrapreso in maniera equa e giusta il nuovo percorso di avvicinamento ai festeggiamenti di un’Unità nazionale guadagnata a costo del sangue dei meridionali”.