sabato 12 luglio 2008

La protesta di Chiaiano

Bombe di carta? «Quella protesta non ci appartiene». Carlo Migliaccio, presidente della Commissione ambiente del comune di Napoli, prende le distanze della città e dei suoi abitanti dai quattro ordigni esplosi in questi giorni contro la militarizzazione della cava di tufo di Chiaiano.
«La nostra è una aggregazione civile delle popolazioni di Chiaiano, Marano e Mugnano che deve puntare a isolare quelli che attraverso la violenza rischiano di inquinare la nostra battaglia finalizzata a che la discarica non si realizzi», conclude Migliaccio.
La violenza la stanno compiendo loro. I 150 militari stanziati in città, incaricati di presidiare un sito di interesse strategico nazionale: un posto deputato a ospitare la monnezza.
La presenza dell’Esercito nella cava di Chiaiano ha destato "peoccupazione" del sindaco di Marano, Salvatore Perrotta, il cui territorio munipale è ai confini con il sito. In una nota denuncia che "appare ormai chiaro che la strategia in atto, che accompagna tutti i governi e tutte le formazioni politiche sia quella di affossare definitivamente il territorio a Nord di Napoli per chissà quali interessi. Insomma, vogliono la nostra morte".
Le sue non sono parole esagerate.
Per prendere possesso di una sola cava hanno militarizzato l’intera selva di Chiaiano e di fatto l’intero bosco del Parco delle colline non è più accessibile liberamente.
Forme di protesta democratica sono fatte tacere con la forza.
E tra i media nessuno ne parla.
Viene da pensare a situazioni analoghe, la protesta dei monaci tibetani e l'indignazione mondiale verso un atteggiamento del genere tenuto da uno stato che si apprestava a ospitare le Olimpiadi estive.
La questione è stata messa a tacere, e nessuno sa più coma succede in Tibet oggi (quello di cui non parlano i giornali non succede). Ma per una settimana le testate nazionali ed estere non hanno scritto che di quello.
Pagine e pagine per raccontare l'indignazione di gesti non degni di un paese democratico.
Parlavano della Cina, però. Un paese che della democrazia è un nuovo adepto.
  • L'esercito per le strade
  • la schedatura dei bambini Rom
  • l'aggravante dell'immigrazione clandestina

sono provvedimenti legislativi in odore di anticostituzionalità, per non dire di dittatura. Non lo dico io, profana del diritto. Ma i più grandi luminari di Diritto Costituzionale. Le loro dichiarazioni traboccano dalle testate giornalistiche che per la prima volta fanno sentire la loro voce di informazione su quello che sta succedendo all'Italia solo perchè stavolta si sentono punti sul vivo. Il decreto sicurezza rischia di negargli il divertimento di spifferare di tanto in tanto intercettazioni irrileanti dal punto di vista delle indagini giudiziarie, ma davvero ricche di gusto. Allora bisogna fare e dire qualcosa.

Non fanno nè dicono niente, però, quando si tratta dell'esercito a Chiaiano: era davvero necessario che militarizzassero una città e trasformassero i soldati in netturbini?
"La militarizzazione del territorio - dice Piero Rinaldi del comitato di Chiaiano - significa che lo Stato equipara questa terra a uno scenario di guerra, e questo riconduce anche al lancio degli ordigni artigianali che, così come i blocchi stradali spontanei dei giorni scorsi, sono la risposta di alcune persone esasperate da questa situazione".
PS: le ultime due foto rappresentano due mondi diversi: ma ne siamo proprio sicuri? Tra i due scatti, quale rappresenta l'Italia?

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