
La cosa finisce lì. Forse qualcuno sta davvero conducendo queste indagini coperte dal segreto istruttorio. O forse, più probabilmente, la cosa è stata lanciata lì in attesa che qualcuno prima o poi se ne ricordasse. L'Italia è fatta così.
Qualcuno, però, se n'è ricordato prima del solito. Dedicando un editoriale e le prime quattro pagine di un quotidiano nazionale alla notizia amplificata e falsata dello scandalo del caro estinto.
L'editoriale di libero è un'accusa politica alla "città della munnezza dove si vive male e si muopre peggio". Fino ad arrivare alla "nuova" invenzione camorristica, che è poi vecchia di chissà quanti anni, visto che le indagini sono già conclude da più di due mesi. Non dico che il problema non esista o non riguardi altri cimiteri campani. Trasformare la vicenda in questione di stato, collegare il business del caro estinto a quello della monnezza facendo di tutt'erba un fascio è un approccio pressapochistico della stampa generalista. Il problema è alla radice.
Napoli e la Campania mantengono alto il tasso di incremento demografico: qui le nascite non hanno mai registrato la battuto d'arresto di altre regioni. Ma la gente muore, anche. L'alta densità demografica come non consente di individuare aree non urbanizzate per la creazione di discariche impedisce anche l'edificazione di nuovi cimiteri. E quelli "storici" sono saturi da anni. Si rendono necessarie esumazioni precedenti il termine legislativo di 10 anni dalla morte, ma a Napoli il forno per la cremazione dei cadaveri non funziona da anni e quello più vicino si trova a Bari. I costi crescono attorno all'emergenza, le amministrazioni locali se ne lavano le mani, ma ci sono loro: i camorristi che trovano la soluzione a tutto.
L'unica soluzione quando lo Stato non funziona.
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