mercoledì 20 febbraio 2008

Attentato a pizza e mozzarella


Accuse per frode in pubbliche forniture, peculato, smaltimento illecito di rifiuti cimiteriali, appropriazione indebita, esumzioni non autorizzate, ma ance violazione di sepolcro e vilipendio di cadavere: l'indagine Ei fu ha coinvolto la gestione illecita del cimitero di Qualiano. Oggi Libero, il quotidiano di Vittorio Feltri, ne ha fatto una "questione campana". Parla, senza citare la fonte come è invece obbligo morale del giornalista per confermare la propria credibilità, di una "leggenda metropolitana" secondo cui le bare del caro estinto sarebbero ridotte in trucioli e distribuite alle pizzerie napoletane.

Anche la pizza, secondo i reporter di Libero, sarebbe caduta nel circolo vizioso della corruzione napoletana come piatto tipico emblema di un paese monnezza: meritevoli entrambi di essere cancellati dalle tavole italiane; pardon, dal vocabolario.

Già da tempo, infatti, il nord Italia ha boicottato l'acquisto e il consumo dei latticini meridionali. Il carello "qui niente mozzarella campana" è il biglietto da visita di troppe pizzerie che si illudono di tranquillizzare i clienti assecondandone follie e fobie". Viene in mente la Torino post bellica di "non si affitta ai meridionali". Una grossa caduta di stile dell'Italia che si definisce paese civile e moderno.

Mentre le ordinazioni per i prodotti campani precipitano a record storici, non tutti conoscono la verità sulla diossina. Le diossine si distinguono in naturali, utilizzate anche per usi farmacologici, o

poloalogenate, che sono eleenti inquinanti organici persistenti. Ma c'è di più. Secondo uno studio condotto dal professor Antonio Malorni, scienziato, attualmente direttore dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr, "Le diossine ci vengono mostrate come dei veleni terribili quando in realtà a basse dosi, è noto da tempo (ma non divulgato), esse sono anche indispensabili, anzi essenziali, al corretto funzionamento cellulare e proteggono le donne dal cancro della mammella". L'importante è non esagerare.

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