venerdì 4 aprile 2008

Il business del pane

Notizia vecchia di 6 mesi: a ottobre i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno condotto un blitz contro i forni abusivi che producono il pane in condizioni igieniche discutibili. L'espresso di oggi (leggi), però, presenta la notizia come lo scoop dell'ultima ora.
Eccon invece la rassegna video del blitz datato ottobre 2007 (guarda)




Pare brutto non parlare male della Campania questa settimana! Mica è sufficiente sparare a zero soltanto sugi eccelsi viticoltori del cuneese e di altre benemerite aziende produttrici di rinomati vini che, per produrre le loro meravigliose bevante a prezzi commerciali, hanno utilizzato sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e acido muriativco diluiti nell'eccelso brunello per trasformarlo in un veleno a effetto ritardato?
Il business del pane è un'evidenza sotto gli occhi di tutti, e l'indagine della camorra ha fatto conoscere i numeri di un affare da mezzo miliardo di euro. A fronte di 1.300 forni legali sono 2.500 quelli illegali. Gestiti - dicono i servizi televisivi datati ottobre 2007 - da proprietari in odore di camorra". Vox populi. Niente di accertato. Ma fa effetto raccontarlo. La notizia colpisce l'ascoltatore.
Ma non prendiamoci in giro! Quella del pane casereccio di dubbia provenienza è una situazione sotto gli occhi di tutti, però hanno dovurto aspettare l'istituzione di un numero verde e la segnalazione degli utenti per accorgersi della situazione.
L'indagine sul pane è una verità scottante raccontata male e gestita peggio. Si tratta dell'ennesima bastonata mediatica sull'economia meridionale che prova a sopravvivere alla malepeggio con tutti che gli remano contro. Con questo non sto difendendo a spada tratta una situazione indifendibile: girare per strada e imbattersi in venditori ambulanti che, accanto ai cassonetti della spazzatura e in mezzo al traffico, vendono fragole e pane ai passanti è un crimine. Ma c'era bisogno di un numero verde per accorgersi che ci sono a ogni angolo?
Rattrista scoprire che quello stesso pane è prodotto talvolta in condizioni igieniche precarie, in panifici abusivi, ma la camorra non può essere considerata l'attenuante o la causa di tutto.
La storia del legno ricavato dalle bare dei defunti è il cavallo su cui Libero ha marciato due mesi fa indicando come fonte anonime "voci di popolo".
Queste voci non convincono chi legge gli articoli con una certa attenzione e sa di cosa si sta parlando. Le immagini del video pubblicato sull'Espresso on line (vedi) sono sulla linea di confine: da una parte la messa in discussione di uan panetteria "casereccia" che non rispecchia il clima asettico dell'assenza di sapori e odori. Dall'altra il forno collocato in un sottoscala sporchissimo. Le due realtà non possono essere messe sullo stesso piano, direi. Se non che, in entrambi i casi, si tratta di panetterie abusive, non registrate, i cui proprietari non pagano le tasse. E, ovviamente, hanno dei dipendenti in nero.
L'espresso però ha trovato delle aggravanti!

  • Utilizzano lievito avariato: il giornalista forse ignora che il lievito avariato non fa lievitare l'impasto: utilizzarlo sarebbe come buttare il risultato di una giornata di lavoro!

In una panetteria erano impegati 4 lavoratori non in regola con precedenti penali e 1 immigrato clandestino: da questo hanno dedotto la collusione con la camorra.






Nessun commento: