martedì 15 febbraio 2011

Non chiamatela mozzarella


La mozzarella blu non è made in Germania e non è stato un caso isolato. Acqua contaminata da batteri, residui di piombo e schifezze varie sono le ragioni della colorazione anomala e molti altri danni della italianissima e nordica mozzarella imbustata. In 7 confezioni di mozzarella per ogni 10 controllate sono stati rinvenuti batteri di pseudomonas fluorescens e bacillus cereus, che provocano la mozzarella blu ma non sono nocivi per la salute, ma anche enterobatteri, escherichia coli, stafiloccocus aureus, e salmonella, che possono invece creare disturbi seri e intossicazioni. Si tratta dei risultati emersi dalle prime indagini svolte dal pm Guariniello della Procura di Torino su un centinaio di caseifici piemontesi. Ma questa è solo la punta di un iceberg che abbatte la vanagloria di ristoranti che, nel periodo dell'allarme diossina, affermavano con presunzione “qui solo mozzarella piemontese” come presunta e oggi confutata garanzia di qualità.

Perché quando c'è stato il falso allarme diossina, poi confutato da indagini a tappeto, la Campania ha risposto all'appello con trasparenza, correttezza, pulizia e garanzia di qualità della mozzarella di bufala DOP.

Della mozzarella blu oggi i giornali parlano sottovoce, solo sull'edizione locale, come se fosse un segreto di stato che è meglio non rivelare a orecchie indiscrete. Ne potrebbe venir danneggiata l'immagine della prima capitale d'Italia che con trepidazione continua il conto alla rovescia per i festeggiamenti dell'anniversario nazionale... I fatti, però, restano. E le conseguenze procedono su molti binari:

  1. Il rapporto è stato subito inviato per conoscenza al Ministero della Salute, e intanto in procura continuano ad arrivare sempre nuovi casi di mozzarelle blu.

  2. In questi giorni sono dunque partite le prime verifiche tra i 722 stabilimenti piemontesi che producono formaggi (esclusi i piccoli caseifici di alpeggio). Il problema più comune, secondo i pm, deriva dal fatto che le aziende, per risparmiare, utilizzano non l’acqua potabile, ma quella dei pozzi, che può essere però facilmente inquinata da batteri, oppure da diserbanti e pesticidi che filtrano nel terreno.

  3. la competenza delle verifiche spetta alle Asl, ma sinora non sono mai state effettuate. Il ministero ha inviato una lettera di sollecito agli assessorati regionali ma intanto la procura ha deciso di ovviare alla mancanza cominciando le ispezioni tramite la polizia giudiziaria e i carabinieri dei Nas.

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