domenica 2 agosto 2009

La cassa e il Mezzogiorno

Quando furono depositati i primi 100 miliardi di lire sul conto della Cassa del Mezzogiorno, i meridionali credettero si trattasse di una Befana. Lo dice in un suo articolo datatto 1963 l'inviato del Corriere della Sera, Indro Montanelli, che alla vigilia dei primi 15 anni del CasMez preparava a suo modo una maxi inchiesta sull'istituzione pro Sud Italia.
"Da 100 anni sono abituati a non ricevere altro che Befane: un ponte qui, una strada là, un pò di appalti, qualche ufficio dalle atribuzioni vaghe che fornisse soltanto un pretesto alla distribuzione di qualche impieguccio...". La Cassa del Mezzogiorno puntava ad agganciare il meridione allo sviluppo industriale del nord. Il risultato sono state le cattedrali industriali senza forza lavoro, le cattedrali nel deserto che costellano vaste aree incolte e disabitate della Puglia, della Calabria e della Campania felix. Ciò che non hanno capito ancora molti politici italiani, o forse fanno finta di non capire, è che l'Italia è divisa anche per vocazione economica. Le fabbriche sotto al Vesuvio o nel Tavoliere delle Puglie non hanno ragione di esistere, perchè il futuro non va in quella direzione. Di queste mie idee per uno sviluppo sostenibile parlerò altrove, magari in una lettera a Napolitano.
A quasi sessant'anni dalla sua istituzione, dopo 17 dalla sua soppressione ai tempi di Tangentopoli, il nostro Governo ripensa alla Cassa. Le recenti proteste di Lombardo, il Governatore della Sicilia, gli hanno fatto notare che con la legge delega sul Federalismo Fiscale ha fatto il passo un pò più lungo della gambetta, e agli alleati bisognava pur dare qualcosa in cambio del tanto a cui si chiedeva di rinunciare.
Una nuova cassa, allora. E siccome il vecchio forziere è rotto (le casse dello stato piangono e preparano una manovra fiscale in extremis per dimostrare che da noi la crisi finanziaria non c'è mai stata, perchè i conti in rosso li avevamo anche prima), inventriamoci qualcosadi nuovo.
Anzi, di più vecchio della CasMez: un Piano Marshall formato mezzogiorno.
Nessuno sa ancora di cosa si tratti (leggi Corriere della Sera ), ma tutti sanno che ci sarà. Con 27 miliardi di euro da gestire fino al 2013. La torta non sarà molto più grande di quella che c’è oggi sul piatto, ma le bocche da sfamare saranno molte di più. Con l'aggiunta di un nuovo ente da gestire e finanziare.
E Lombardo ha cominciato già a riscuotere i primi soldini. Quattro miliardi di euro per la Sicilia. Quando poi il problema diventa, come ammette lo stesso Tremonti, "cosa succederà il primo gennaio del 2014".
Duemila e quattordici... Manca così tanto tempo! Dopo tutto, domani è un altro giorno

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