lunedì 3 agosto 2009

Esame di dialetto per aspiranti prof

Un professore, per insegnare in una regione diversa da quella dove è nato ed ha conseguito la laurea, dovrà sostenere un apposito esame per verificare la sua conoscenza, di storia, cultura e tradizione locale, nonché avere una specifica padronanza del dialetto. Roba dell'altro mondo ( leggi ).
Dopo 150 anni dall'unificazione forzata della penisola, dopo un processo di italianizzazione che si dimostra ancora una ferita aperta, e soprattutto dopo l'ingresso nell'Unione europea c'è ancora qualcuno che farnetica stravaganze dal sapore razzista.
"Si tratta del mondo per uniformare nella vita reale i voti generosi che danno alcune università italiane con i voti più concreti rilasciati da altre", ha detto quel qualcuno, che fa fatica a parlare un italiano corretto e vorrebbe che facessero altrettanto i professori di suo figlio. Purché parlino bene il dialetto padano. Come se una laurea con 110 e lode all'università Federico II di Napoli, la prima università statale d'Europa (fondata appunto da Federico II nel 1224), valesse meno di un 99 in qualsiasi parte del nord Italia, perché lì non li regalano i voti. La borsa di studio con la media del 24 invece si. Ma questa è storia dell'università italiana che funziona male e sarà riformata anche peggio.
Un esame in dialetto per insegnare italiano e matematica è una discriminazione che neanche dovrebbe essere pronunciata in un paese civile. Ammesso che l'Italia di oggi possa considerarsi tale.
Tant'è, "fuma c'anduma nè". Comincio ad allenarmi. Molto presto chiederanno anche ai giornalisti l'esame del dialetto, così ognuno potrà leggere le notizie nel dialetto che preferisce. I napoletani lo hanno fatto già nel 1799, quando Eleonora Pimentel Fonseca ha deciso di utilizzare la lingua del popolo per il suo Monitore Napolitano.
Quelli, però, erano altri tempi. E quella, soprattutto, era una lingua. Il Napoletano, appunto: lingua ufficiale del Regno di Napoli.
Chiedere a un aspirante professore di imparare, parlare e sostenere un esame sul modo di esprimersi delle popolazioni del posto significa degradare l'insegnamento al livello dell'oralità precedente all'istituzione della scuola dell'obbligo (perché sono pochi i dialetti che vantano una letteratura) e non sarebbe un vantaggio per la scuola italiana.
Speriamo che quel qualcuno si ricreda.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gentile Maryjo,

sono un redattore del quotidiano nazionale www.reportonline.it, una testata d' informazione indipendente. Mi complimento sinceramente per il suo blog e saremmo lieti di ospitare qualche suo articolo.
Nella speranza di proporre cosa gradita porgo i miei più cordiali saluti nella speranza di poterla contattare via mail.

Luigi Ciamburro
luigi_ciamb@tele2.it