lunedì 19 ottobre 2009

Campi di concentramento per i meridionali

"Tutti i criminali meridionali dovrebbero essere deportati in un luogo disabitato e lontano migliaia di chilometri dal Belpaese. In Patagonia, per esempio". Recita così una proposta di legge datata 1868 e firmata dal presidente del consiglio Luigi Federico Menabrea. Lo ha rivelato, qualche giorno fa, un articolo su cronache del Mezzogiorno poi ripreso a livello nazionale su La Stampa (leggi).
E sì che i briganti dovevano causare parecchi grattacapi ai nostri padri della patria. Se la storia fosse andata diversamente, quei briganti avrebbero avuto il riconoscimento di aver lottato per la Resistenza. Invece a vincere sono stati i Savoia, e allora bisognava eliminarsi dal suolo patrio. Allontanarli dalle famiglie, spezzare le radici con la terra d'origine e con tutto ciò che ogni uomo ha di più caro. Le esecuzioni capitali, gli arresti sommari, le cittadine distrutte e la militarizzazione delle campagne non erano sufficienti ad abbattere la lotta dei contadini alla loro terra e la battaglia per l'indipendenza dagli invasori venuti solo a portare nuove tasse. Patagonia, Mar Rosso, Tunisia... qualsiasi posto andava bene, purché quei malandrini fossero cacciati dall'Italia. C'è scritto sui documenti tenuti segreti fino ad oggi dal Ministero degli Esteri. Documenti bollenti.
A cui però gli stati esteri hanno il pudore di rispondere con il silenzio o un netto rifiuto. Per rispetto ai diritti umani, vogliamo sperare.
Ma i briganti meridionali non se la cavarono meglio per questo, purtroppo. Perché in Italia non c'è stato un vero lager per gli ebrei durante il ventennio fascista, la quello per i meridionali si e svetta ancora oggi sulla Valle di Susa. E' il forte di Fenestrelle, senza finestre e senza riscaldamenti. Furono deportati lì i briganti arrestati, ugualmente lontani dalla patria e da ciò che avevano di più caro. Senza coperte nei freddi inverni delle montagne piemontesi. Nessuno è sopravvissuto per raccontarlo, e la storia che si studia sui libri di scuola ha tutto l'interesse a non parlarne.

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