martedì 6 gennaio 2009

Il rimpasto

La Campania e Napoli hanno bisogno di un profondo rinnovamento della sua classe politica, e non solo.
Mutamento, inversione di tendenza, cambio di rotta, e non soltanto un superficiale maquillage per imbiancare la facciata un po' stinta e continuare sempre con la solita musica.
Il sindaco Rosa Iervolino Russo ha nominato "ben 6 nuovi assessori", e non vuole chiamarlo rimpasto. "E’ un governo di piena innovazione", ha detto. E i vertici del Pd hanno risposto che va bene così.
A conti fatti, conviene a tutti. Il Pd "decentrato" (perchè ogni governo cittadino decide come più gli aggrada) mantiene l'amministrazione a Napoli e in Campania in attesa che scadano i giorni naturali del mandato popolare. Nell'attesa il partito veltroniano si auto-commissaria, inviando a Napoli il sabaudo Enrico Morando.
L'alternativa sarebbero state le elezioni anticipate, e in questo momento della sua esistenza il Pd non se lo può proprio permettere. Soprattutto a Napoli, dove la preponderanza del Pdl berlusconiano sarebbe schiacciante, e i dipietristi (l'unica alternativa giustizialista alla destra) non sono mai andati molto di moda sotto il Vesuvio.
Meglio temporeggiare.
Intanto il governo centrale prepara una riforma della giustizia che, nella sostanza, depenalizza i truschini.
Ci saranno meno indizi perchè riportando la polizia giudiziaria sotto l'egida del ministero degli interni piuttosto che sotto gli anarchici Pm. Così si riduce la raccolta degli indizi.
Un'apposita legge limita l'accesso alle intercettazioni telefoniche riducendo al minimo il loro utilizzo per consentire a tutti di vivere felici e contenti. Altro che calciopoli, e compagnia cantando!
L'ignoranza dei fatti è la medicina più dolce per tutti i mali. Meglio che le manette scattino contro i giornalisti che non tengono chiusa la bocca, e i direttori dei quotidiani che non applicano la censura.
C'è bisogno di un nuovo Minculpop.
A Roma ci penseranno da domani. A partire da Napoli.

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