martedì 23 agosto 2011

Masaniello e l'innata predisposizione al crimine



LETTERA APERTA AL PROF. ALESSANDRO BARBERO E AL DOTT. PIERO ANGELA

OGGETTO: RIFLESSIONI SULL’INTERVENTO DEL PROF. ALESSANDRO BARBERO DURANTE LA TRASMISSIONE SUPERQUARK DELL’11/08/2011.

Viene voglia, a sentire certi interventi, di invitare quanti si esprimono su Napoli, i Napoletani e la Napoletanità, ad un soggiorno adeguatamente lungo in quella città, come facevano i viaggiatori del Grand Tour, come ha fatto anche Goethe che, pur essendo uomo del Nord, è stato capace di liberarsi da sciocchi e superficiali pregiudizi e dimostrare, attraverso i suoi scritti, di aver ben compreso certe caratteristiche di questa complessa metropoli e dei suoi abitanti.
Mi piacerebbe, professore, guidarla sull’isolotto di Megaride, al centro del Golfo. Spalle al mare, e sguardo alla città, portarla indietro nel tempo, togliere strade, case, rumore, farle immaginare come fosse all’epoca dei fondatori. Un promontorio e un’isoletta al centro del Golfo, a oriente il Vesuvio, ad occidente la penisola flegrea con Procida ed Ischia. Fondata due volte, scelta due volte, quindi, tra fuoco e mare.
E farle comparire davanti agli occhi, poco alla volta, la città storica, e i suoi segreti. Già, perché Napoli è una città misteriosa e sorprendente. Mi piacerebbe mostrarle quello che in nessuna guida c’è. Un palazzo settecentesco a salita Cristallini con scale intagliate nel tufo che si aprono su giardini nascosti e ad altezze differenti, fino ad arrivare ad una scala ellittica a forma di cono rovesciato che sbuca in alto nel verde. Mi ha sempre ricordato ‘Grattula Beddattula’, la versione siciliana della Cenerentola. Nella fiaba il pozzo mette in contatto due mondi, attraverso un’apertura segreta.
E poi, perché no? farle fare un giro a Rua Catalana, nei luoghi della novella di Boccaccio che racconta le vicende di Andreuccio da Perugia.
Vede, professore, non è tanto quello che lei, sorridendo amabilmente ha detto (tra parentesi mi piacerebbe avere indicazioni più precise sui documenti ai quali in trasmissione avete fatto riferimento), ma è il come lo ha detto e come certe argomentazioni possono essere recepite dal telespettatore medio che magari tante cose non le conosce.
Dalle sue parole sembra quasi che la camorra oppure una certa attitudine alla delinquenza siano un tratto caratteristico dei Napoletani. A riprova, cita le descrizioni della città contenute nel Decameron. Per brevità voglio soffermarmi solo sulla novella di Andreuccio da Perugia.
La vicenda si snoda tra la zona di Piazza Mercato e Rua Catalana. Era questa una parte relativamente recente della città, tra il nucleo più antico e il mare, costituita da borghi abitati da mercanti catalani, pisani, genovesi, veneziani, marsigliesi, fiamminghi…
L’origine dei borghi è da collocarsi in epoca normanno-sveva. I Napoletani ‘doc’ abitavano più a monte, sull’altopiano che ospitava Neapolis e sulle colline circostanti. Non dimentichiamo che gran parte del pericolo proveniva dal mare e gli insediamenti sulle colline consentivano una più efficace difesa. Inoltre, tenersi più in alto offriva riparo dal rischio di alluvioni quando i numerosi torrenti, che da quelle colline si riversavano più a valle negli alvei del Clanis e del Sebeto, si ingrossavano troppo.
Sempre per rimanere sul Decameron, devo ricordarle il modo in cui veniva delineata la figura del mercante? Il mercante è un uomo astuto, accorto, spregiudicato, capace di inganni e stratagemmi per accrescere le proprie ricchezze.
Sembra uno dei luoghi comuni sui napoletani, vero? Peccato che questi mercanti venissero da tutt’altra parte.
Posso proporre, allora, una lettura meno superficiale? Tutte le città, specie le più grandi e quelle che sono sul mare, attiravano masse di persone, da vicino e da lontano, nella speranza di poter migliorare le proprie condizioni di vita, in modo più o meno legale. Ma allora, perché dipingere Napoli come un’eccezione? io credo per almeno due buoni motivi:
1)- denigrare un popolo, un’etnia è stato da sempre un espediente per autorizzare e giustificare qualche nefandezza verso quel popolo o quell’etnia. Spiego e semplifico: i negri d’Africa si potevano catturare, deportare ed usare perché non avevano l’anima, gli ebrei hanno ammazzato Gesù e quindi andavano sterminati, i meridionali si potevano ammazzare e deportare, derubare delle loro ricchezze e dei mezzi di produzione, perché incivili, rozzi, barbari e siamo nel meraviglioso Risorgimento Italiano.
2)- denigrare un popolo, un’etnia serve anche a stornare l’attenzione da ciò che di grave si è fatto o si sta facendo a quel popolo o a quell’etnia.
Vede, professore, Lei ha parlato di camorra come se fosse qualcosa di legato alla natura dei Napoletani, ma si è guardato bene dallo spiegare ai telespettatori –e in questo Lei, Piero Angela, ha retto il gioco- cosa ha consentito il salto di qualità a quelli che erano niente altro che delinquenti comuni. I Borbone li tenevano in prigione e Liborio Romano, prefetto di Napoli, per garantire l’ingresso nella città a Garibaldi, senza spargimento di sangue, si accordò con essi, condonò loro le pene e li fece diventare Guardia cittadina. Il nuovo Stato si rivolse alla camorra per mantenere l’ordine pubblico e costringere la popolazione ad accettare il nuovo governo. Successivamente, le cariche amministrative furono ricoperte dai Piemontesi e dai camorristi, che bisognava ricompensare per aver ‘facilitato’ in modo così efficace la nascita del nuovo Stato; e l’imprenditoria del nord ottenne le principali commesse, sottraendole agli imprenditori del sud. Una cosa terribile ed ancora attuale. Non ci crede, professore?
È proprio di qualche giorno fa la notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto n° 138/2011 che abolisce il Sistri, il nuovo sistema di tracciamento digitale dei rifiuti che avrebbe dovuto entrare in vigore dal prossimo 1 settembre. ‘Un regalo alle ecomafie’, è stato detto. Mi dica, professore, chi è più delinquente? L’imprenditore del nord che, per un profitto più alto, sversa rifiuti tossici a Sud, ben consapevole del danno ai territori e agli abitanti, o il camorrista che gli offre il servizio? E chi ha concepito il decreto, secondo lei, da che parte sta?
Ed infine, qualche parola sul suo riferimento agli internati nel Lager di Fenestrelle. Il suo intervento fa il paio con l’articolo a firma di Massimo Novelli su Repubblica dell’8 luglio u.s. intitolato ‘I morti borbonici a Fenestrelle non furono 40000, ma 4’. Lo spirito è identico: negare ciò che già si sa ed è stato pubblicato e sminuire ciò che è stato, nel tentativo di salvare la propria immagine. Per questa via non si cresce, ormai in tanti, anche a Nord, vedono il re nudo. Il suo intervento come l’articolo citato, hanno solo l’effetto di rafforzare in me, come in tanti altri, l’impegno e la determinazione nel divulgare, sapere e far sapere ciò che è stato fatto alla nostra civiltà mediterranea dalla monarchia sabauda, dalla Francia e dall’Inghilterra, con l’aiuto di mafiosi e camorristi.
Noi sappiamo che è l’unica via per costruire una società italiana migliore, sana, fondata su altre basi. Perciò, non ci arrendiamo. Ci avete tolto la memoria e noi ce la riprendiamo.

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