martedì 28 settembre 2010
Il grand bluff e il silenzio complice
Mi viene da ridere quando leggo le notizie di questi giorni. Ridere per non piangere. Perchè non serve a niente ribadire che l'avevo detto, che avevo provato a farlo notare, che in Campania lo sapevano tutti se poi non c'era nessuno disposto ad ascoltare ed a credere.
Adesso l'emergenza è esplosa, e colleghi con nomi èpiù altisonanti del mio fanno la voce grossa pern dire che "la monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia". Ed io rido, sì, perchè il mestiere di un giornalista è di raccontarle certe cose, certe bestemmie, certe rivelazioni che bruciano e fanno male ma contribuiscono a curare una società marcia che alimenta un ancor più marcio sistema.
Poi c'è Lepore, il procuratore, che rivela un altro arcano. ""L'alibi della camorra serve a giustificare tante cose". Chi è un pò dentro questa situazione sa le cose a cui si riferisce Lepore, dai commissariamenti alle consulenze pagate profumatamente, dai treni della speranza che portavano la munnezza napoletana in Germania alle discariche trasformate in aree di itenresse strategico nazionale, presidiate dall'esercito e vietate a tutti nonostante fossero sprovviste dei requisiti minimi per non inquinare e profanare l'amena terra della Campania Felix.
Campania Infelix, ahimè, finquando nessuno impedirà che episodi del genere continuino a consumarsi nell'indifferenza italica.
Anche i sindaci hanno sotterrato le armi, e si accontentano di un tavolo di concertazione con la provincia. Faranno uno scambio politico di favori e concessioni, e il meraviglioso parco del Vesuvio sarà dotato di una nuova discarica.
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